Perplexity AI sta per introdurre gli ads nella sua app di ricerca basata sull’intelligenza artificiale, ma la scelta del modello pubblicitario solleva alcune perplessità sul traffico verso i siti web fonte.
Indice
Un nuovo modello pubblicitario per la ricerca AI
Perplexity AI ha annunciato che inizierà a mostrare annunci pubblicitari nella sua app di ricerca AI a partire dal quarto trimestre di quest’anno. Gli inserzionisti potranno sponsorizzare le “domande correlate” sotto le risposte e posizionare banner pubblicitari accanto ai risultati generati dall’AI.
La novità interessante è che Perplexity ha scelto di adottare un modello CPM (costo per mille impressioni) per la vendita degli spazi pubblicitari, invece del classico CPC (costo per click) utilizzato dai motori di ricerca tradizionali.
Questa decisione potrebbe rivelare qualcosa di importante sul comportamento degli utenti:
- il CPM fa pagare gli inserzionisti in base al numero di visualizzazioni, indipendentemente dai click;
- il CPC fa pagare solo quando un utente clicca effettivamente sull’annuncio.
Possibili implicazioni per il traffico ai siti web
La scelta del CPM da parte di Perplexity suggerisce che:
- gli utenti potrebbero cliccare raramente sui link delle fonti citate nelle risposte AI;
- di conseguenza, i siti web citati riceverebbero poco traffico dalle ricerche su Perplexity;
- gli annunci basati sui click potrebbero essere poco attraenti per gli inserzionisti.
Questo scenario solleva alcune preoccupazioni per i publisher online:
- rischierebbero di perdere visite anche quando il loro contenuto viene utilizzato nelle risposte AI;
- gli utenti potrebbero non verificare le fonti dietro le risposte generate dall’AI, nonostante i loro limiti noti.
Perplexity AI e ads: un difficile equilibrio tra AI e web tradizionale
Perplexity, come altri motori di ricerca AI ibridi, si trova in una posizione delicata:
- da un lato dipende dai siti web per ottenere informazioni aggiornate;
- dall’altro, il suo modello di business mira a fornire risposte dirette senza la necessità di visitare altri siti.
Per cercare di bilanciare la situazione, a luglio Perplexity ha introdotto un modello di revenue sharing con alcuni editori selezionati. L’obiettivo è condividere una percentuale dei ricavi pubblicitari quando i loro articoli vengono citati nelle risposte.
Questa mossa è arrivata in seguito alle lamentele di alcuni publisher che accusavano Perplexity di copiare e distribuire contenuti esclusivi quasi alla lettera.
Uno scenario in evoluzione
Il caso di Perplexity evidenzia alcune delle sfide che i motori di ricerca AI dovranno affrontare per trovare un equilibrio sostenibile con l’ecosistema web esistente. Sarà interessante osservare:
- se e come evolverà il modello pubblicitario di Perplexity;
- quali saranno i reali tassi di click-through verso i siti fonte;
- se emergeranno nuovi modelli di collaborazione tra AI e publisher tradizionali.
In un mondo sempre più dominato dall’AI, trovare il giusto compromesso tra innovazione tecnologica e sostenibilità dell’informazione online rimane una sfida cruciale. Gli sviluppi futuri di Perplexity e piattaforme simili potrebbero indicare la direzione che prenderà questo delicato equilibrio.
Perplexity AI e ads – Domande frequenti
Perplexity AI adotterà un modello CPM (costo per mille impressioni) per vendere spazi pubblicitari, mostrando annunci sponsorizzati nelle “domande correlate” e banner accanto ai risultati generati dall’AI.
La scelta del CPM suggerisce che gli utenti potrebbero cliccare raramente sui link delle fonti citate, riducendo potenzialmente il traffico verso i siti web originali e sollevando preoccupazioni sulla verifica delle fonti.
Perplexity ha introdotto un modello di revenue sharing con alcuni editori selezionati, condividendo una percentuale dei ricavi pubblicitari quando i loro articoli vengono citati nelle risposte generate dall’AI.
Dovranno trovare un equilibrio sostenibile tra l’innovazione tecnologica e la sostenibilità dell’informazione online, considerando l’evoluzione dei modelli pubblicitari e nuove forme di collaborazione con i publisher tradizionali.
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